Storia di Alghero
Alghero, il cui nome deriva, molto probabilmente, da “Aleguerium” (alga), per l’abbondanza di Posidonia marina che si deposita lungo il suo litorale, è una cittadina della provincia di Sassari. Nota anche come “Barceloneta” o piccola Barcellona, per il fatto che si è conservato l’uso della lingua catalana, parlata nella variante algherese, viene considerata come centro nevralgico della “Riviera del Corallo”, rinomata per la produzione e lavorazione del prezioso “oro rosso”.
Le necropoli
La traccia più antica che testimonia la presenza dell’uomo nel territorio di Alghero è stata rinvenuta all’interno della “Grotta verde”, una grotta naturale presente nel lato orientale del promontorio di Capo Caccia, frequentata fin dal 5000 a.C. . Il suo nome è da attribuire all’enorme quantità di muschi di colore verde che rivestono le colonne stalagmitiche poste dirimpetto all’ingresso. L’età preistorica algherese è testimoniata anche grazie alla presenza di importanti necropoli, tra le quali meritano di essere menzionate quelle di “Anghelu Ruju” e “Santu Pedru”.
La prima, situata nei pressi dell’aeroporto di Alghero- Fertilia, in località “I Piani”, è costituita da 38 tombe scavate nella pietra, le “domus de janas” case delle fate. Gran parte delle sepolture risalgono al 3000 a.C. . All’interno delle tombe sono stati recuperati vari corredi funerari comprendenti vari oggetti ornamentali, armi ed oggetti di uso quotidiano aventi per soggetto figure umane schematizzate. La seconda, sulla strada che conduce ad Uri ed Ittiri, la 127 bis, dopo il bivio per Olmedo, comprende una decina di tombe aventi vari elementi architettonici e simbolici (come le protomi taurine). Entrambe le necropoli testimoniano la diffusione del culto dei morti nel territorio algherese.